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Sa morte secada:
Un'indagine del maresciallo Dioguardi nel cuore nero della Sardegna

di Nicola Verde

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    Casa Editrice: Frilli - 208 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Noir

    Trama:
    "Con questo romanzo d'esordio, uscito nel 2004 con Dario Flaccovio, Nicola Verde è stato semifinalista al festival noir di Courmayeur. Anni Sessanta. Il maresciallo Carmine Dioguardi, campano, sposato senza figli, viene mandato in servizio a Bonela, centro agro-pastorale di una Sardegna in piena trasformazione economica dove il nuovo, vale a dire la costruzione di una fabbrica, deve trovare il modo di convivere con una civiltà risalente ai nuraghi e che talvolta risente ancora dell'influsso di riti arcaici e panteistiche credenze. Il corpo del piccolo Cosimo ucciso a colpi di pietra, spolpato dagli animali selvatici e fatto ritrovare a Fardighei, dove già un tempo era stata lasciata a mo' di sacrificio al fiume una testa umana, dà il senso di quanto intricate per Dioguardi si presentino le indagini. Cosimo è figlio di Natalia Frau, bella e traviata che si mantiene prostituendosi in città. Il bimbo è affidato a sua sorella Costantina, e un giorno scompare. Cosimo è figlio del peccato se è vero, come si mormora, che suo padre è niente meno che preide Bertula, il parroco di Bonela che ama il "latte d'asina", pratica l'usura ed ha tanti nemici che però lo temono. E c'è poi il bandito Farore e c'è l'amore giovanile di Natalia che nasconde un segreto struggente e straziante. Un bel romanzo a più voci questo di Verde, dove alle indagini di Dioguardi si sommano le visioni di Costantina e un mondo tutto da scoprire e decifrare per andare in fondo "finzas a sa morte secada", cioè fino a tagliare la morte per capire quanto profondo è l'abisso umano. La prefazione è di Luigi Bernardi."
    (Roberto Mistretta-scrittore)

    Recensione:
    Un Noir molto bello e molto profondo, nel quale il vero protagonista è l'Ombra. Una presenza tanto impalpabile quanto insistente, contrappasso di una terra i cui colori sono resi forti da un sole impavido che la riscalda e la inaridisce. Ombra nascosta nelle case dalle mura spesse, nei vicoli stretti, celata dietro i paraventi dell'orgoglio e dell'omertà da una società misera, ristretta, chiusa e giudicante, dove l'apparenza rappresenta un valore ed i retaggi culturali un bene da preservare. Ombra che si manifesta ovunque, persino negli spazi consacrati di una chiesa e nella locale stazione delle forze dell'ordine. Ombra spessa, abissale, abbondantemente nutrita e tenacemente difesa. Ombra che accomuna vittime e carnefici, stemperandone i contorni sino a renderli difficilmente distinguibili l'uno dall'altro. Solo la lama affilata e penetrante di una mente indagatrice, straniera alla selvaggia ed assolata terra di Sardegna, riesce a lacerare, anche grazie all'intuito sottile della sua compagna di vita, quella spessa linea d'Ombra. Nel momento in cui il velo è squarciato quel tanto che basta ad intravedere la verità, agli occhi dell'investigatore appare la bellezza vera ed autentica della terra che lo ospita e che sino a quel momento ha vissuto come un luogo di esilio e di immeritato castigo.
    La trama è avvincente, ampiamente articolata, sviluppata attraverso una serie di consecutivi incastri tra situazioni correnti, digressioni e regressioni. L'esposizione non sequenziale dei fatti non nuoce affatto alla scorrevolezza del racconto, anzi, ha il pregio di renderlo ancor più intrigante. Come anticipato, l'Ombra è il comune denominatore delle vicende che concorrono alla formazione dell'ordito letterario, nel quale risaltano gli elementi classici del Noir: sesso e potere. Ad essi si accompagnano rimandi ad antiche tradizioni ed elementi culturali andati perduti nella realtà continentale votata alla globalizzazione. Il finale è sorprendente; degna conclusione di un romanzo singolare, non solo dal punto di vista dell'indagine giudiziaria, ma anche per le implicazioni umane e relazionali che racchiude. La componente descrittiva che accompagna il racconto è rappresentativa, vivace, ma contenuta entro i limiti della giusta misura.
    Lo stile dell'autore è scorrevole, moderno ed esplicito, ma al tempo stesso garbato e gradevole. Mi complimento con lui per aver evitato il ricorso allo sproloquio anche nei dialoghi più veementi ed accesi e per aver saputo mantenere un'esposizione diretta ma non offensiva della sensibilità del lettore in ogni contesto, compresa la descrizione dei passaggi più turpi e scabrosi.
    Il ritmo della lettura è spedito, a tratti veloce, senza divenire mai incalzante. L'esposizione non sequenziale degli eventi richiede attenzione, un tributo ampiamente ripagato dalla ricchezza e dalla varietà dei contenuti proposti e da alcuni colpi di scena rivelatori, abilmente introdotti a proposito da Nicola Verde nella sua opera letteraria.
    (Angelarosa Weiler)

    Citazioni da questo libro:
    E' che a furia di parlare con il buio si può finire col diffidare delle ombre. (pagina 28)

    Chi cerca giustizia va incontro al fuoco. Ecco che si ottiene a cercar giustizia. (pagina 153)


    Dello stesso autore:
    Mastro Titta e l'accusa del sangue



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