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Il cacciatore di tarante
di Martin Rua

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    Casa Editrice: Rizzoli - 368 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Thriller

    Trama:
    1870. L'Italia è appena stata fatta, ma per fare gli Italiani la strada è ancora lunga. Giovanni Dell'Olmo, ispettore di pubblica sicurezza a Torino, e il duca Carlo Caracciolo de Sangro, brillante medico a Napoli, incarnano alla perfezione gli stereotipi del Regno: il Nord sabaudo freddo e rigoroso e il Sud borbonico godereccio e superstizioso. Ma i due hanno qualcosa in comune, perché nel loro campo sono i migliori, e questo rende entrambi degli outsider, malvisti da colleghi e sottoposti. Le loro strade s'incrociano quando Giovanni, sulle tracce di un assassino noto come l'Imbalsamatore, viene spedito nel tanto disprezzato Mezzogiorno del Regno per una missione: ironia della sorte, il Ministero gli affianca proprio un napoletano, il dottor Caracciolo de Sangro, esperto tossicologo e grande conoscitore di ragni. Ad Ariadne, infatti, nel Salento più profondo e devoto al santo Paolo, in pochi mesi la taranta sembra aver calato cinque donne, tutte braccianti nei campi di una masseria, provocandone la morte. Ma i conti non tornano, e mettendo da parte i pregiudizi, Carlo e Giovanni dovranno risolvere il mistero di questi decessi sospetti, tra esplorazioni nei sotterranei del paese e rocambolesche sparatorie, e affrontare ognuno la propria nemesi. Martin Rua trasforma l'esoterismo in seducente materia narrativa, regalandoci un thriller dove la Storia è il palcoscenico di un enigma che ha le radici nelle leggende più nere della nostra terra.

    Recensione:
    Un thriller storico che fonde perfettamente mistero, suspense, umane credenze e situazioni passate quanto attuali di ideologie e diffidenze tra nord e sud Italia; una dichiarazione d'amore per una terra, il Salento, ricca di fascino. "Il cacciatore di Tarante" ci porta dai vicoli di Torino alle assolate campagne del sud, a caccia di tarante velenose o di assassini con molte meno zampe ed occhi, ma ben più letali.
    La scrittura di Rua corre, intensa e pressante quando la trama di tinge di rosso e affronta l'azione, si fa carezzevole e struggente dove la psicologia dei personaggi e i loro intimi dolori sono i protagonisti, diventa vibrante e infuocata quando le descrizioni dei luoghi devono toccare il cuore del lettore. Questo romanzo ha mille colori e sfumature legate da una bravura narrativa altissima ed innegabile. Chi si trova questo scritto tra le mani viene rapito, portato via nel tempo e in posti che parlano di mistero e segreti. Ambientato poco dopo l'unità di Italia, successivamente allo spostamento della capitale da Torino a Firenze, non manca di puntare il dito sulla diversità di pensiero e visione tra chi vive nel meridione e chi nel settentrione. Rua ci racconta la storia, mostrando chi si sente liberatore e chi non si sentiva affatto bisognoso di salvezza, e vede nell'unione più una violenza che una possibilità. Realtà diverse, un'unità geografica e non mentale, che si rifletterà su quelli che, ad oggi, sono ancora motivi di dileggio, per sottolineare le mancanze e non le ricchezze.
    Due grandi protagonisti ci tengono compagnia: Giovanni Dell'Olmo, arguto e tenace ispettore sabaudo e Carlo Caracciolo de Sangro, imparentato col noto principe di Sansevero, dotto medico ed esperto di aracnidi ed animali velenosi. Tanto diretto, simpaticamente indisponente e sempre in movimento il primo, quanto il secondo è chiuso, schivo, ossessionato da un passato doloroso e troppo spesso in compagnia della bottiglia per tenere a bada i suoi spettri. Eppure l'alchimia tra i due è innegabile, sono complementari, si spronano e sostengono a vicenda. Alla diffidenza ed antipatia iniziale pian piano si sostituisce il rispetto e il supporto, un'amicizia e collaborazione sincera e fruttuosa. Nonostante la drammaticità e complessità degli eventi che li coinvolgono, troviamo nella trama brevi momenti di respiro, lampi luminosi di sottile ironia che distendono i tratti del volto in accenni di sorriso e li fanno apprezzare ancora di più, valorizzando una scrittura dinamica che regala personaggi profondi, sfaccettati e tridimensionali. Si vive questo romanzo, direttamente a fianco degli attori principali, con la voglia di procedere ancora e ancora.
    Tanti e ben costruiti anche i personaggi secondari, dotati di caratteristiche uniche. Anche il linguaggio usato muta, passando dall'italiano più corretto a suggestive discese nelle inflessioni dialettali. Sempre chiara l'esposizione è un espediente che dà realismo a ciò che si va leggendo.
    Carlo e Giovanni si troveranno ad affrontare una vera sfida, tra delitti e donne pizzicate da tarante oggi e morti di trent'anni prima. Nel paese nel quale saranno chiamati ad intervenire, i due dovranno scendere a patti coi fatti e coi ricordi, raccogliere gli indizi, districarsi in un labirinto di oscure credenze, esoteriche sapienze e ragnatele di fede e superstizione. Una miscela esplosiva e quanto mai avvincente che inchioda alle pagine. Con un finale teso sul filo della suspense, i due protagonisti, che formano una coppia improbabile ma efficiente, porteranno alla luce la verità permettendo alla giustizia di imporsi. Sarà triste salutarli, ma resta la speranza che Rua ci voglia, in futuro, regalare una nuova indagine dove accompagnare quel maledetto napoletano ostinato e l'insopportabile torinese borioso!
    Consigliato a chi ama il thriller e a chi apprezza la profondità che regala l'aggancio storico, per conoscere ciò che era ieri e vedere con maggior chiarezza l'oggi.
    (Tatiana Vanini)

    Citazioni da questo libro:
    "Il male esiste, e quello di Ariadne si chiama Malombra. Ignorarlo non lo farà scomparire".

    "Non importa davvero da quale strato sociale o da quale luogo geografico provenga una persona: il male o il bene possono trovare terreno fertile ovunque."

    Clicca e leggi qui la nostra intervista a Martin Rua


    Dello stesso autore:
    I sotterranei di Torino
    L'enigma del libro dei morti



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