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Genere: Narrativa

Trama:
Prima l'affanno di una giornata del tutto particolare, una di quelle da affrontare a testa bassa, senza arrendersi all'ansia di non riuscire a sbrogliarla. Poi due studenti che vivono la loro amicizia come sentimento totalizzante, lontano dai pregiudizi che la società che li circonda vorrebbe imporre loro. Infine un amore impossibile, illuminato dai lampi di una guerra, quella dei Balcani, che ha lasciato troppe ferite aperte. Vite che si intrecciano, si scontrano, si sovrappongono, che si fanno guardare come fossimo, noi lettori, davanti a una finestra aperta.

Recensione:
"Suite Italiana" è una raccolta di tre racconti scritta da Antonello Farris. Ho già avuto il piacere di recensire il secondo lavoro di Farris, "Suite italiana 2", per cui non posso far altro che confermare l'ottima opinione che, a suo tempo, avevo avuto modo di esprimere.
I tre racconti in questione trattano di frammenti di esistenze che, raccolti minuziosamente, e uniti ad altri, danno vita e corpo alla moltitudine di esperienze che compongono l'esistenza umana.
Il primo racconto, "L'ascensore", pur strappando un sorriso per le situazioni "fantozziane" che coinvolgono il protagonista, è lo specchio della frenesia e del malessere che ci travolge nella nostra quotidianità, che porta alla disumanizzazione dell'individuo pur di rispettare gli impegni presi e mantenere il ruolo acquisito nella società.
Gli altri due racconti, "Il compagno di banco" e "Vesna", parlano di sentimenti: amicizia e amore; quando si tratta di questi temi, spesso, la banalità o il grottesco attendono, acquattati come belve, dietro ogni angolo, pronti a divorare in un boccone libro e autore che indulgono in sdolcinatezze, o particolari anatomici, facendo scomparire l'opera al lettore, il quale si troverà a sfogliare un libro vuoto, un catalogo di banalità che scompariranno man mano che gli occhi avranno terminato di scorrere il testo. In questi racconti, invece, le belve restano a bocca asciutta, la trama e l'ideazione dei racconti non risentono della sindrome della banalità. Farris sceglie di raccontare il nascere e il crescere dei sentimenti dal punto di vista più semplice, e per questo più complicato: immersi nella quotidianità.
I racconti scorrono ticchettando come le lancette di un orologio, scandendo i minuti e le giornate e creando una fitta trama sulla quale l'Autore parla, con un linguaggio quasi minimalista fatto di semplici pensieri e di altrettanti semplici gesti, di sentimenti nati da cose semplici, dai gesti quotidiani, dal vivere in semplicità dei giorni nostri e comuni oggetti (i giorni di scuola, un bistrot, i viaggi in autobus, un foulard, gli strumenti di precisione di un padre, una collezione di riviste). Non sono grandi gesti quelli dei protagonisti ma semplici atti del vivere quotidiano, anche il tentativo di suicidio di Sergio è frutto di questa semplicità irradiata e soffocata da un amore ricambiato ma impossibile appunto per il fatto che Sergio e Vesna sono persone semplici, che sacrificheranno la propria felicità alla vita che il destino aveva deciso per loro.
Tre trame sincere ed avvincenti, narrate con un linguaggio semplice ed immediato, senza ricorrere a frasi roboanti o ad artifizi scenici, che avvolge il lettore, lo porta con sé, facendolo partecipare emotivamente alle vicende dei protagonisti.
Consigliato, senza dubbi.
(Luisa Debenedetti)

Dello stesso autore:
Suite italiana: 2



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