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Sulle ali degli amici.
Una filosofia dell'incontro

di Pietro Del Soldà

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    Casa Editrice: Marsilio - 152 pagine
    Formati disponibili: cartaceo e ebook




  • Genere: Saggi

    Trama:
    Siamo sempre più soli e chiusi in noi stessi, i contatti con gli altri sono frammentari e raramente esprimono quel che siamo davvero. La società alimenta ogni giorno l'ossessione per un Io ipertrofico e narcisista e per un Noi escludente e aggressivo. In questo scenario l'amicizia può agire come un'apertura, un dispiegamento d'ali in grado di elevarci al di sopra delle piccole esigenze quotidiane, delle paure che paralizzano, della pigrizia che ci toglie slancio, delle false identità che nascondono il nostro volto e le passioni profonde. Perché ciò avvenga, però, bisogna coglierne l'essenza. L'amicizia non è solo un volersi bene, non si esaurisce in quel legame semplice fatto di calore, affetto, vicinanza, aiuto reciproco e voglia di divertirsi insieme. E' molto di più: è il gioco più serio, quello che finalmente, come dice Aristotele, "ci fa sentire che esistiamo". Per capire la natura complessa dell'amicizia dobbiamo confrontarci con alcune voci della filosofia, a partire da Socrate e dal suo incessante tuffarsi nella relazione che ci pone le domande decisive: il legame tra amici nasce dalla somiglianza, dall'avere abitudini e radici in comune o è la diversità ad attrarci? Perché Socrate dice che "amico è il bello"? In che senso l'amicizia può sconfiggere la morte e farci amare la natura? Perché per Aristotele è "il cemento della polis" e per Montaigne è un mélange senza regole né obblighi? La sua vera dimensione, oggi, è l'infinito viaggiare di Álvaro Mutis? Pietro Del Soldà ci accompagna nell'incontro con filosofi e poeti, visioni e voci che ci fanno ripensare il mondo come un campo di gioco, in cui rispondere al nostro bisogno di senso e diventare migliori insieme agli amici.

    Recensione:
    "Sulle ali degli amici - Una filosofia dell'incontro" di Pietro Del Soldà è un saggio filosofico sull'amicizia, sulla filosofia che sconfina nell'antropologia.
    In che modo può definirsi al giorno d'oggi l'amicizia, un sentimento o valore che a prima intesa sembra sottrarsi a qualsiasi criterio di formalizzazione? E quali motivazioni stanno alla base dell'insorgere di un legame non sempre dettato dall'affinità dei caratteri, ma spesso, al contrario, da una loro diversità complementare? In quale rapporto sta l'amicizia con l'amore, con le passioni, e quindi anche con l'odio, l'inimicizia, la vendetta? E' possibile e in che misura, un'amicizia autentica, disinteressata? Un'amicizia è per sempre o ha un carattere transitorio? Il Professor Del Soldà affronta il tema partendo dal pensiero di Socrate per arrivare ad una visione molto profonda, un pensiero quasi zen, che vede ogni cosa collegata, ogni singolo elemento far parte di una sorta di grande organismo.
    Il Professore ci illustra come nell'antichità si delineava un ambito referenziale entro cui definire l'amicizia, in quanto elemento fondamentale della reciproca convivenza, collante delle relazioni umane.
    L'amicizia mantiene sempre uno spirito di libertà e autonomia, un modo di sottrarsi all'obbligatorietà e costrizione dei vincoli familiari. Ma è proprio questo spirito libero e informale, effimero e volatile che ne provoca, al contempo, la sua fragilità. Se è vero che l'amicizia è conditio sine qua non del comportamento prepolitico dell'uomo come volevano i pensatori greci, questo potrebbe costituire la causa della sua debolezza.
    L'Autore propone temi attualissimi, non ultimo quello della natura quale bene da preservare, ci porta a fare delle riflessioni circa il ruolo dei moderni governi che, in nome di principi di natura prettamente economica ma anche discriminatori, spesso trascurano come il concetto di ricchezza di uno stato coincida (o dovrebbe coincidere) con quello di benessere dei cittadini. Bene che troppo spesso viene posto in secondo piano, manipolando la buonafede dei cittadini.
    Un altro problema inquietante per la nostra democrazia è, fra gli altri, la massificazione e la coercizione dell'amicizia online proclamata dai social. Nel linguaggio dei social, tutto si riduce ad un'evocazione di presenze e di fantasmi di presenze. Ma questo surrogato della presenza ci rimanda alla nostra solitudine, privandoci della fisicità dell'amicizia, caratteristica della nostra attualità.
    La logica dei social è quella dell'appiattimento, nella convinzione che basti sbandierare il numero dei contatti o dei presunti amici, i followers, o pensare che basti un like per diventarlo, quando in realtà questo significa umiliare il valore autentico dell'amicizia, svuotarlo di significato: un vero pericolo per la democrazia, perché ne trattano il materiale più prezioso come qualcosa di mercificabile. I legami sociali sono trattati come beni da negoziare, ma l'amicizia è ben altro ed è qualcosa che non può essere manipolata dalla rete.
    C'è un rango ontologico dell'amicizia, riprendendo Aristotele, che definisce il nostro modo di essere nel mondo come amici, il potenziale essere in amicizia con qualcun altro è il modo stesso con cui si manifesta la nostra individualità. La socialità è dunque il bene più prezioso nell'uomo e va difesa: è l'interazione sociale che crea tessuto, cultura, futuro. L'unica vera democrazia non è fatta certo di friends, ma di amici veri che si confrontano nella vita in maniera diretta, non mediata, e valutando di volta in volta il legame di onestà che li lega.
    Vorrei soffermarmi ancora sul titolo e sull' Epilogo del testo. Perché le ali? Secondo Socrate, amicizia=bellezza e qui c'è il racconto mitologico dell'anima alata che in un altro tempo dimenticato, volava al seguito di Zeus: riconoscere la bellezza terrena dell'amicizia consente di fornire all'anima nuove ali e il volo non è solitario ma "plurale e condiviso". Significativo è l'aggancio con l'Albatros di Baudelaire di cui l'Autore ci fornisce una nuova prospettiva di lettura.
    L'Epilogo ripropone la scena finale del film di Sam Peckinpah: The Wild Bunch (Il mucchio selvaggio) di cui la violenza delle sparatorie colpisce ancora oggi, ma il finale con la distruzione del villaggio, ad opera del mucchio a colpi di mitragliatrice diventa la metafora dell'amicizia e del passato che non si può cancellare, riuscendo ad essere molto crudele, ma anche allo stesso tempo toccante, "i quattro amici vanno a morire felici" (pag. 148).
    Lettura estremamente interessante e impegnativa, Del Soldà scrive e disserta sull'argomento con la passione del docente mentre a noi lettori, increduli su come stiamo perdendo la nostra partita relazionale, Socrate avrebbe mostrato uno dei suoi sorrisi esasperanti: "Te l'avevo detto".
    (Luisa Debenedetti)

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    Non solo di cose d'amore



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