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Genere: Noir

Trama:
Un imprenditore fallito, senza più risorse, medita di farla finita. Ma l'incontro con un uomo immondo e sublime, usuraio e pittore, boss della malavita, mago dei travestimenti gli offre un'ancora di salvezza, e al contempo è un'ulteriore discesa agli inferi in cui il protagonista scopre le menzogne in cui è vissuto.

Recensione:
"Tra le tue sgrinfie" è un romanzo di Giuseppe Benassi.
La sinossi è stata, per me, come una calamita.
Il dilemma tra il proseguimento di una vita da fallito e la fine ultima, poi la ricerca spasmodica di pace e redenzione che si scontra con un ricatto che - si scoprirà durante la lettura - si fa sempre più intricato.
E poi una scrittura scorrevole e godibile, una trama complessa ma lucida, il dualismo tra due personaggi: uno patetico, retaggio di una piccola borghesia e l'altro tetro e magnetico, un'anima oscura resa ancor più nera e affascinante nei suoi lati oscuri e inquietanti.
Tutto ciò ne fa un noir con sfumature psicologiche che non capita spesso di leggere.
La vicenda si svolge nel livornese con alcune puntate a Pisa; Benassi, con lessico ricercato e scrittura scorrevole, rende la lettura fluida e spinge a scoprire sempre più il prima possibile, accompagna il lettore nel dilemma che affligge il "buono", l'ingegner Attilio Mazza, coinvolgendolo emotivamente per poi lasciarlo piacevolmente sospeso nella riflessione: "cosa avrei fatto io, al posto suo?".
Sono diverse le vicende che si evolvono e si intrecciano sapientemente in questo romanzo.
Non posso svelare troppo, ovviamente, ma questa storia è un po' un viaggio tra le paure, le ombre, le apprensioni di un uomo che, dopo aver incassato più o meno consapevolmente, ogni genere di schiaffo dalla vita ed essere stato defraudato del suo "centro di gravità permanente", si prende la sua vendetta.
Dapprima Attilio si trova coinvolto in una inaccettabile "assurdità" da cui è inizialmente sopraffatto, ma da vittima si trasformerà in attore dalla forza paragonabile a quella di un vecchio usuraio, zia Carmela, la figura negativa principale. E questo creerà una dialettica, un duello di intenti e di coscienze in cui ognuno alla fine troverá la propria via dopo l'intreccio apparentemente inestricabile della vicenda.
Il tutto condito con colpi di scena, dialoghi suggestivi ed una narrativa scorrevole e ricercata.
Il romanzo sembra rivelare sfumature grottesche della realtà, puntare il dito sul marcio della società riproponendola in una forma frutto di fantasia, ipotesi di lettura dei nostri tempi i cui contorni, a volte, appaiono sfumati, chi è corrotto forse non lo è, così come chi appare onesto, forse aspira a mire ben poco chiare. Tuttavia anche il lettore più ingenuo riesce a individuare la traccia di realtà contenuta fra le righe del libro, e se magari non riferibile a qualcuno in particolare, la certezza della veridicità del narrato è facilmente confrontabile con quanto si legge ogni giorno sui quotidiani.
Nel romanzo si intreccia tutto il mondo dei protagonisti, per Attilio la debolezza, il dolore per la perdita della moglie che scoprirà fedifraga, il figlio rancoroso e distante, la caduta agli inferi che gli apre gli occhi; per zia Carmela, il nostro Angelo Caduto vive tra di noi, si nutre delle nostre piccole miserie e in parte ne è a sua volta dipendente, ama la musica e l'arte, nella sua negatività, è uno strumento salvifico nell'orchestralitá della vicenda.
Ne esce un bel romanzo, raccontato con un linguaggio dotto in misura gradevole e venato di ironia e sarcasmo. Le atmosfere sono spesso crepuscolari e caliginose; attraverso il grigiore di alcuni quartieri cittadini è facile leggere, in trasparenza, il grigiore di una vita circondata dalla menzogna e dall'inganno. Il confine tra surreale e realtà è un misterioso ponte che attraversa un fiume ribollente, dalle acque anch'esse misteriose, fra ricordi reali e tentativi di ricostruzione del passato. E rappresenterà anche la soluzione a parte dei problemi di Attilio. Questo libro sprigiona anche una forte amarezza nell'impunità dei misfatti, in una sorta di via di uscita che non risolve nulla ma riesce a dare una pace fittizia.
La lettura è molto gradevole, il libro è scritto con maestria e riesce a divertire col suo sarcasmo amarognolo e, pur con i notevoli voli della fantasia, si mantiene sempre ancorato alla realtà quotidiana.
(Luisa Debenedetti)

Citazioni da questo libro:
- Lo sa perché mi diverto tanto a vedere il criceto correre sulla ruota? - chiese il vecchio sorridendo con le sue labbra sottili, è mostrando una chiostra di denti piccolissimi, da pesce. - Perché - aggiunse senza attendere la risposta - è l'esatta raffigurazione di quello che fanno tutti ho uomini -.
- Corrono come pazzi per tutto il tempo è restano sempre nello stesso posto - rispose con prontezza Massa.
Il vecchio sorrise: l'uomo che aveva di fronte aveva esattamente inteso quel che voleva dire. Era come se, misteriosamente, tra i due, che ancora non avevano parlato delle ragioni per le quali Mazza era lì, avessero già trovato una intesa perfetta.

Mazza si sentì come se per anni avesse vissuto come un cadavere, cui continuavano a crescere unghie e capelli, senza mai capire di essere tale. Una vita senza significato, una vita perduta. Vissuta con una donna che non aveva niente a che vedere con lui. E che aveva amato solo nella sua immaginazione, in una costruzione puramente mentale.
Quello che era successo, era qualcosa di così enorme che non sarebbe bastata un'altra vita per capirlo, per digerirlo, per porvi rimedio. Non potendo uccidere sua moglie, sarebbe riuscito a uccidere il ricordo di lei?

Dello stesso autore:
Un luogo giusto in cui morire
L'uomo col chihuahua



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