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Il giorno in cui siamo morti
di Maria Eugenia Veneri

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    Casa Editrice: LuoghInteriori - 342 pagine
    Formati disponibili: cartaceo




  • Genere: Narrativa

    Trama:
    Guarda verso il mare la nuova avventura di Emma Fremont, verso un Mediterraneo che da troppo tempo è palcoscenico di naufragi e tratte di esseri umani; una realtà inaccettabile che Emma, con l'aiuto del fidato amico Edgard, è determinata a risolvere una volta per tutte. La soluzione sarà una e una soltanto: stabilire un sistema internazionale più equo ed etico, in grado di dare una nuova possibilità ai rifugiati. Ma giunti sul campo, immersi nel dramma che colpisce quotidianamente la piccola isola di Agarab tra Malta e la Libia, per i due amici sarà facile comprendere quanto la situazione sia tragicamente più grave rispetto a quanto raccontato dai media. Anche questa volta sarà necessario infrangere le regole per perseguire i propri ideali e difendere i diritti fondamentali di ogni individuo. Anche questa volta sarà tempo di grandi sentimenti, come quelli tra Emma e il coraggioso Levi, in missione nella lontana India. Ma varrà la pena rischiare la vita, la carriera e la reputazione per fare in modo che le Nazioni Unite volgano lo sguardo verso il mare?

    Recensione:
    "Il giorno in cui siamo morti" di Maria Eugenia Veneri è il terzo romanzo che ha come protagonista Emma Fremont, una giovane operatrice delle Nazioni Unite, intesa dall'Autrice come strumento di studio dei problemi del mondo, su cui interrogarsi ed a cui sarebbe, perlomeno, auspicabile trovare risposta e soluzione.
    L'ambientazione principale, sempre un luogo immaginario, è un'isola nei pressi di Malta lungo la rotta del grande flusso migratorio. I protagonisti sottesi del libro sono uomini, donne e bambini che, ad un certo punto della loro vita, decidono di rischiare tutto, senza di fatto possedere alcuna certezza del futuro, ma solamente la piccola speranza di poter vivere una vita degna d'essere vissuta altrove.
    Dopo ogni storia Emma esce profondamente cambiata, anche alla fine di questa. E' cresciuta, disincantata, è sempre idealista e lavora con abnegazione, pronta ad addentrarsi in un mondo ogni volta più crudo rispetto a quello che aveva immaginato, o studiato e reagisce con forza e determinazione. La stessa forza e determinazione che sono in contrasto con le sue fragilità in campo personale. Eppure non arretra, non si arrende. E' un personaggio che io stessa avevo definito eroico ed ora è ancor più interessante. Anche in questa occasione sul campo in nome di un colosso, le Nazioni Unite, che rivelano essere campo di complotti e interessi politici, non risparmiando delitti e nefandezze in un luogo che dovrebbe esserne estraneo. Eppure Emma neanche per un momento pensa di uscirne sconfitta, anzi. Resta fermamente convinta che l'obiettivo per cui lotta valga la pena. Letteralmente. E per raggiungere i suoi scopi non esita ad agire anche oltre il limite della legalità, coinvolgendo anche Edgar, il suo collega di sempre che in quest'occasione compie un "salto di qualità", come se la forza di Emma si trasferisse a lui per osmosi.
    Maria Eugenia ci trasmette, attraverso Emma, la tristezza, l'angoscia, l'impotenza, ma è chiara la sua volontà di non intendere riportare passivamente queste vicende: nella trama, che la storia personale di Emma con Levi e Alexander alleggerisce, vi è una forte denuncia sociale verso di noi, noi europei che con le nostre politiche e le nostre leggi consideriamo i migranti, nel migliore dei casi, come semplici viaggiatori, divenuti fin troppi per poter essere ospitati tutti, non rendendoci conto dell'enorme complessità di cause che li ha condotti ad arrivare qui. E Maria Eugenia vuole farci aprire gli occhi verso un mondo, una realtà, a noi di fatto sconosciuta; e quando cominciamo a fidarci delle sue parole, ecco comparire la rabbia e la frustrazione, accompagnate dalla consapevolezza di non poter fare molto, in un mondo corrotto come il nostro, per cambiare le cose.
    Siamo di fronte a un romanzo corale in cui i protagonisti sono in lotta con eventi che appaiono ingestibili, ma non lo sarebbero se i vari Stati agissero in cooperazione (mission impossible finché ci si trincera dietro al termine "emergenza migranti").
    L'Autrice scrive con una prosa minima e sintetica ma estremamente evocativa, dove le immagini vivide e ben dettagliate rimangono impresse nella mente a lungo. Inoltre, riesce a creare e mantenere per tutta la durata del romanzo, una tensione che porta il lettore a non volersi mai staccare dalle pagine.
    Maria Eugenia ha dimostrato, ancora una volta, di essere un'attenta osservatrice della realtà che ci circonda. E' riuscita a captare e interpretare le paure degli uomini e il degrado, sempre maggiore, della società in cui viviamo.
    La scrittura cattura e colpisce per la scorrevolezza e per il ritmo narrativo ad un impatto emotivo che si mantiene integro dalla prima all'ultima pagina, senza mai abbassare la guardia, anche perché farlo potrebbe significare essere già morti.
    Anche in questo caso, come in "Giro di vite", il titolo non è univoco. Leggete il libro e capirete.
    Grazie alla sua scrittura, arriva una passione e un coinvolgimento travolgente per tutto ciò che viene raccontato, finendo per ampliare ogni singola sensazione.
    E' indubbiamente un'Autrice che sa come tenere desta l'attenzione del lettore e, non si è mai risparmiata in questo, tant'è che mai una pagina risulterà vuota o di troppo per mancanza di ritmo o pathos.
    I passaggi da un luogo all'altro, le misteriose lettere riportate in corsivo, il presente così incerto e dubbioso, renderanno la lettura dinamica e finiranno per incuriosire il lettore che, sapientemente imprigionato fra le maglie di questo romanzo, non potrà fare altro che proseguire nel tentativo, quanto mai incerto, date le premesse, di trovare una qualche speranza di riuscire a districarsi nel labirinto abilmente costruito.
    Complimenti Maria Eugenia, grazie.
    (Luisa Debenedetti)

    Citazioni da questo libro:
    L'immigrato che affronta il mare di notte e rischia la vita arriva brutto, sporco e cattivo sulle nostre coste...

    ... Vorrei che guardasse negli occhi le donne che sono state violentate sotto gli occhi dei loro compagni di viaggio. Vorrei fargli vedere come tremano le gambe di chi è appena sceso dall'imbarcazione in cui è stato ammassato per giorni sotto il sole insieme ad altre decine di persone, affossato dalla sete e soffocato dal puzzo degli escrementi. Vorrei che si trovasse faccia a faccia con chi, per intere notti, ha vissuto nell'angoscia che arrivi un'onda più alta a ribaltare la carretta su cui si trova che tuttavia, di fatto, continua a rimanere l'ultima e unica speranza di futuro.

    Aveva il centro del mondo in fondo al ventre. Era viva da star male.

    Hai il cuore buono… Un cuore rosso in un mondo che lo ha nero.

    Il mare è di tutti, ma la notte è dei migranti.

    …La migrazione deve essere vista come un'opportunità in più per tutti, non come un problema, una sventura o una minaccia. Le politiche devono difendere i diritti umani, la dignità, il benessere e l'accoglienza delle persone in difficoltà.

    Della stessa autrice:
    Giro di vite
    Sabbia nera e candide mani



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